Cappella San Castrense

Non si conosce il progettista, ma si hanno i nomi di due scultori che vi lavorarono: Pietro Bacchiotta, di origine fiorentina e il palermitano Marco Antonio D’Aprile. Vi si accede dalla navata laterale destra, attraverso un portale che risale forse all’origine del Duomo.
Le imposte sono di noce, traforate e scolpite con raffigurazioni di Santa Caterina e del Torres, gli stemmi del quale si vedono qui e in vari altri punti della cappella.
Lo stretto spazio in cui la cappella è stata ricavata, cioè tra la navata laterale destra e il chiostro dei benedettini ha conferito una forma oblunga con l’ingresso al centro. Ad un estremo vi è l’altare e all’altro il sepolcro del Torres, raffigurato in ginocchio, in una statua di marmo chiaro, entro un’edicola fiancheggiata da colonne di marmo, in atteggiamento di adorazione, rivolto verso l’altare, quasi ad invitare i fedeli a concentrarsi verso quel punto.
L’altare è separato dal resto della Cappella da una balaustra di marmo. Lo sovrasta un ciborio che si innalza su quattro colonne di marmo policromo e capitelli di marmo bianco d’ordine corinzio, con cupola dipinta all’interno. Sotto l’altare si conserva un’urna d’argento con le reliquie di san Castrense. L’urna ha forma rettangolare, costruita in stile barocco nel 1637 da argentieri palermitani, è sormontata del santo.
Dietro l’altare si ammira un quadro ad olio di Antonio Novelli, padre del pittore monrealese Pietro. Vi si raffigura San Castrense in piedi, in abiti pontificali. Alle pareti della cappella sono attaccate lapidi di marmo col testo di bolle pontificie.